Ho letto oggi un articolo sul Corsera sulla maturità: per accedere a questo esame gli studenti non devono avere insufficienze in pagella. Le alternative, scrive l'articolista, sono due: o una vera e propria strage (con non ammessi al 35%) o un bel calcio nel sedere e 6 politici a go-go. Si è parlato tanto dei tagli alla scuola pubblica e nessuno ha paventato la soluzione più semplice e logica: togliere questo esame. La maturità non serve a nulla. Tantomeno oggi, nell'era dell'I-phone. Le tracce delle versioni e dei compiti di matematica compaiono on-line ben prima dell'inizio degli esami. Una prova del genere poteva avere un senso 30 anni fa, non oggi. Senza contare che ci sarebbe un notevole risparmio anche per i fondi pubblici, che non dovrebbero stipendiare le commissioni esterne. Che si prenda 60 o 100, conta ben poco. Chi ha studiato trarrà maggiori benefici di chi non lo ha fatto, chiaro. Ma non può essere un esame strutturato in questo modo a delineare chi va avanti o si ferma. A fine anno si traccia un bilancio: se sei sufficiente ti diamo il diploma, altrimenti ripeti. Mi sono ricreduto, invece, sul post liceo. Io, da sempre schierato contro le cd. facoltà a numero chiuso ritengo, invece, che questo criterio di selezione sia il più equo. E chi finisce la sua facoltà ha garantito un posto di lavoro. Medicina, selettiva all'ingresso, permette ai suoi studenti di avere una prospettiva lavorativa immediatamente. Anziché ciondolare tra un part time e uno stage non retribuito. L'istruzione deve diventare una cosa seria. Cominciamo a tagliare il futile e a ridisegnare ciò che non va.
al.ba.